La lotta alla malaria passa anche dai laboratori del DSF dell’Avogadro
- 24 Maggio 2016
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Anche l’Università del Piemonte Orientale in prima linea contro la malaria in Congo, nell’ambito dell’iniziativa “Artemisia: un seme per la vita”, guidata dall’associazione “Amici dei bambini e delle mamme di Makoua” onlus (ITA), che ha visto il coinvolgimento in partnership di Binda for Children (ITA), Anamed Onlus (GER) e, appunto, del Dipartimento di Scienze del Farmaco dellUniversità Avogadro.
La malaria è una malattia parassitaria trasmessa dalla puntura della zanzara Anopheles, che nei paesi tropicali uccide circa un milione e mezzo di persone ogni anno, per la maggior parte bambini, e 500 milioni sono le persone affette da malaria nel mondo. Non esiste attualmente un vaccino, ma solo cure farmacologiche efficaci, anche se con un numero elevato di recidive. Le medicine d’importazione che curano in modo efficace la malaria, però, sono molto costose e fuori dalla portata della maggior parte delle persone che vivono a queste latitudini e mancano i fondi per la terapia di combinazione.
Il gruppo di lavoro, con l’idea di avvalersi della medicina tradizionale cinese e in particolare dell’artemisinina (il principio attivo estratto dalla pianta dell’Artemisia annua, oggi l’antimalarico più prescritto al mondo), ha avviato una piantagione di Artemisia annua: l’associazione tedesca “Anamed onlus” ha fornito i semi ibridi adatti ai climi tropicali per dare vita ad un’intera piantagione gestita da congolesi sotto la supervisione di un agronomo; l’Università del Piemonte Orientale, attraverso l’attività della dottoressa Federica Pollastro, ricercatrice sotto il tutoraggio del professor Giovanni Appendino, ha accertato la presenza e determinato la concentrazione di principio attivo delle piante coltivate in loco.
«Grazie a questa collaborazione virtuosa – ha dichiarato Carlo Avveduto, presidente dell’Associazione – è stato possibile iniziare la nuova cura con i bambini ospitati nei nostri orfanotrofi, a costi contenuti e con minor effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali”, con l’eccezionale risultato di 300 bambini curati in un anno in 6 orfanotrofi e la drastica diminuzione del ricorso a farmaci costosi.
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